Altri regni by Richard Matheson

Altri regni by Richard Matheson

autore:Richard Matheson [Matheson, Richard]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science Fiction, Horror
editore: Fanucci
pubblicato: 2010-12-31T23:00:00+00:00


19

Dio santissimo, furono le prime due parole che emersero dal mio cervello frastornato. Nostro figlio? In qualche modo questo sembrò cambiare tutto. Dov'era andata a finire la mia rabbia? E che rimaneva di quel discorso farneticante che mi ero preparato? Niente. Mi limitai a fissarla muto, come istupidito.

Poi dissi… o piuttosto farfugliai: «Nostro figlio?»

«Alex» disse lei. C'era un sorriso sotto le lacrime? «Abbiamo… fatto l'amore un gran numero di volte. Senza nessuna protezione. Ti sorprende che alla fine sia rimasta gravida?» (Credo che allora la parola 'incinta' non fosse ancora di uso comune.)

«Ecco…» Adesso il mio cervello era in totale stato confusionale. «Tu…» Nessuna parola prese forma. Poi, tutto a un tratto, il risentimento riemerse. «Se sapevi di essere gravida, come hai potuto aggredirmi in quel modo?»

«Alex» disse lei, con la voce che perdeva di nuovo vigore. «Che cosa ti fa pensare che ti abbia… aggredito proprio io?» A quanto sembrava quel verbo la faceva soffrire.

«Be', chi altro può essere stato?» domandai. «Chi altro possiede quel genere di potere?»

Lei mi fissò senza dire niente. Come se sapesse che già conoscevo la risposta.

Immagino di aver fatto un passo falso. Avrei dovuto incalzarla con domande sempre più stringenti e invece (direi piuttosto ingenuamente) le chiesi: «Anche loro ce li hanno?»

«Non solo quelli» disse Magda.

Cristo santo, pensai. Adesso tutto mi si ritorceva contro.

«Ma la spossatezza» dissi, sull'orlo della protesta. «La perdita di memoria, il gelo, quelle voci orribili. Avevo fatto di tutto per proteggermi. Le primule attorno al letto, al pagliericcio. La padella di ghisa. Le ceneri sulle finestre. Qualsiasi cosa pur di fermarli. Non ha funzionato niente! Come potevano essere le creature fatate, Magda? Com'è stato possibile?»

«Non le creature fatate, Alex» disse Magda. «Soltanto una.»

Oddio, pensai. Mi aveva quasi convinto.

Ma non mi lasciai smontare del tutto. Stavo tentando disperatamente di scagionare Ruthana. «Due notti di seguito?» insistei. «Quella orribile megera che mi faceva questo?» Indicai con enfasi il mio inguine malconcio.

Le parole che pronunciò dopo mi colsero del tutto alla sprovvista.

«Togliti i vestiti» mi disse.

Fui incapace di replicare e rimasi li a bocca spalancata. Poi riuscii a dire: «Non sono dell'umore adatto.»

«Alex» tagliò corto lei. «Non ti sto proponendo di fare l'amore. Voglio solo mettere un po' di unguento sulle tue ferite.»

«Oh» feci stupidamente. Da buon adolescente sul momento avevo frainteso la sua richiesta.

E così, obbediente come una pecora, mi sfilai tutti i vestiti, aiutato da Magda, e mi distesi in tutta la mia ferita nudità sul tavolo di cucina, mentre lei prendeva un piccolo barattolo dalla credenza e cominciava a svitarne il tappo. «Dunque» disse, e lo disse in un modo così sbrigativo da farmi pensare per un momento o due che quell'unguento fosse una minacciosa replica delle aggressioni.

Ma poi, quando le dita delicate di Magda ebbero finito di spalmare quella pasta biancastra e gelatinosa sul mio petto, sentii il dolore diminuire sensibilmente. E quando me l'applicò sui genitali, il mio organo che-non-sa-mai-niente rispose - come faceva di solito - senza preoccuparsi minimamente di quello che gli era capitato. Magda represse un sorriso.



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